La scuola italiana, la lingua italiana e l’unità nazionale

1 marzo 2019 di: Magdalena Marini

A poco più di centocinquanta anni dall’Unità, l’Italiano è diventata la lingua comune di chi nasce e cresce in Italia di là della cittadinanza italiana o straniera. La scuola ha contribuito all’unificazione linguistica e culturale dell’Italia che, notoriamente, fino alla metà dell’Ottocento, era divisa in tanti Stati. In base all’articolo 3 della Costituzione, la scuola raccoglie con successo una sfida universale, di apertura verso il mondo, di pratica dell’uguaglianza nel riconoscimento delle differenze. Così come concepita dai nostri Padri costituenti, la Scuola pubblica italiana è un’istituzione, un bene pubblico nazionale e unitario che, secondo gli articoli 33 e 34 della Costituzione, svolge una funzione primaria in tutto il territorio dello Stato e per tutti i cittadini, a prescindere dal reddito, dall’identità culturale o religiosa e dalla Regione di residenza. Nelle Regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige) sono presenti le minoranze linguistiche, menzionate nell’articolo 6 della Costituzione. La giurisprudenza costituzionale, ha affermato che “la Costituzione conferma per implicito che il nostro sistema riconosce l’italiano come unica lingua ufficiale”, e ha ritenuto che la tutela delle minoranze linguistiche costituisce uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione: il principio pluralistico e il principio di eguaglianza, “essendo la lingua, un elemento d’identità individuale e collettiva d’importanza basilare”. La scuola italiana è a carico del sistema fiscale nazionale, ossia delle risorse messe a disposizione dallo Stato, in quanto garante del pluralismo culturale e, pertanto, preposta a rimuovere ogni ostacolo economico e sociale. Perché un Paese possa innalzare il proprio livello d’istruzione generale, è necessario che unifichi i percorsi didattici, soprattutto nella scuola dell’obbligo, garantendo a tutti l’offerta educativa e formativa e, con essa, le possibilità di accesso all’istruzione fino ai suoi livelli più elevati. Sono in arrivo i nuovi esami di maturità che prevedono le stesse prove in tutte le regioni italiane. Le date di inizio, uguali in tutta Italia, sono stabilite con Ordinanza del MIUR. La materia oggetto della prima prova, unica per tutti i maturandi e le maturande è italiano, studiata in tutte le scuole (licei, istituti tecnici e professionali). Lo scopo è, infatti, quello di valutare se gli studenti e le studentesse conoscono la loro lingua madre, se hanno appreso la grammatica e la sintassi e sono in grado di scrivere degli elaborati ben strutturati, argomentati e originali. Le tracce nazionali, uguali per tutti gli indirizzi di studio potranno essere svolte scegliendo la tipologia congeniale alla preparazione e alle proprie attitudini: analisi del testo, testo argomentativo, tema d’attualità. La seconda prova si differenzierà, ovviamente, in base agli indirizzi di studio e, anch’essa, sarà la stessa per tutto il territorio italiano. Questo, a garanzia dell’unitarietà culturale e politica del sistema nazionale d’istruzione e ricerca.

6 commenti su questo articolo:

  1. Francesca scrive:

    Secondo alcuni sondaggi la lingua italiana suona dolce e piacevole per chi la ascolta. All’estero conoscono i termini legati alla nostra musica, al nostro cibo, al cinema…influenzata dal latino e dal greco è piouttosto difficile da studiare. Peccato che i ragazzi di oggi la stiano riducendo a poche parole e molti termini vengano sostituiti per pigrizia e globalizzazione con parole straniere.

  2. Giovanni scrive:

    L’italia è la culla dei poeti, della scienza, dei costumi, della moda, del turismo, della cucina, dei laureati, dei ricercatori, dei filosofi e degli scienziati, quest’ultimi per i quali siamo conosciuti in tutto il mondo per via della loro virtù e la loro conoscenza.

    E’ un vero peccato ormai che tutto questo passi in secondo piano perché il mercato, che lo fa la collettività, ha deciso con il tempo di spostare i propri gusti e le proprie preferenze verso altro, ovvero la tecnologia.

    Gli effetti/danni li porterà a lungo termine anche se, a mio modo di vedere, possiamo già riscontrarne qualcosa con l’avvento di questi smartphone: gente chiusa in sé stessa, vuota dentro, che non comunica e soprattutto dipendente h24 da quello strumento. Come poter nutrire l’animo e colmare i vuoti interiori se non attraverso la cultura italiana ed i settori sopra elencati?

  3. Maria Teresa scrive:

    Gli italiani che parlano e scrivono male in italiano sono purtroppo tanti, lo dicono le indagini statistiche… il linguaggio usato dai ragazzi si va sempre più impoverendo, le modalità di comunicazione sono sempre più stringate essenziali, la condivisione della lingua sta diventando un’utopia… un’aspirazione ideale non suscettibile di realizzazione pratica (vedi vocabolario non più usato dai ragazzi delle ultime generazioni)

  4. Gabriele scrive:

    “Gl’italiani hanno piuttosto usanze e abitudini che costumi. Poche usanze e abitudini hanno che si possano dir nazionali, ma queste poche, e l’altre assai più nummerose che si possono e debbono dir provinciali e municipali, sono seguite piuttosto per sola assuefazione che per ispirito alcuno o nazionale o provinciale.” (Giacomo Leopardi a ridosso della prima Italia Unita)
    Tutti gli italiani sono padroni e portavoce dell’italiano che vivono. Come Giacomo Leopardi nel 1819 così i maturandi del 2019 scriveranno usando la lingua del proprio tempo. Viva lItalia, Terra sempre viva.

  5. Salvatore scrive:

    E io che pensavo che “l’italiano” fosse solo una canzone di Toto Cutugno: “lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare una canzone piano piano, lasciatemi cantare perché ne sono fiero, sono un italiano, un italiano vero”

  6. vittoria de angelis scrive:

    Abbiamo un bagaglio linguistico-culturale “importante”, anche perché arricchito da un glorioso passato nel campo delle arti…
    Abbiamo una grossa responsabilità: tenere sempre alte e gloriose le sorti della lingua italiana, bagaglio di uso nazionale e strumento indispensabile di comunicazione. La scuola italiana, nella persona dei suoi interlocutori, ha la sempiterna responsabilità di far apprendere le basi della nostra lingua, di accrescerle e potenziarle nel corso degli anni, sì da renderle inattaccabili strumenti di comunicazione e consapevolezza nel mondo (sempre più intricato e difficoltoso), del lavoro.
    E’ una grossa responsabilità che, da quello che mi pare di vedere nel mio piccolo mondo scolastico (tuttavia emblematico della generale e attuale situazione), fa fatica ad avanzare nei giusti sentieri e seguendo i parametri dai quali non si può prescindere, nonostante tutte le “favolette metodologiche” che vengono propinate per rendere più “accattivante” lo studio della lingua…A mio avviso ci può salvare solo un ritorno alle origini, al metodo e all’approccio sistematico, mnemonico e rielaborativo dei contenuti acquisiti…Mai stata una seguace tout court delle innovazioni e, ahimè, questo probabilmente condiziona il mio pensiero, tuttavia supportato dall’attuale realtà scolastica, pur essendo, quella nella quale vivo e lavoro, una realtà molto buona, in rapporto a quella su scala nazionale…

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