Fermati e rifletti

9 gennaio 2020 di: Ornella Papitto

“Fermarsi” è un obbligo nei nostri riguardi, e invece difficilmente ci prendiamo una pausa per noi, per fermarci e riflettere e non fermarci a riflettere. Il nostro sistema non prevede fermate e chi si ferma è considerato un incapace o un debole non, invece, una persona che ama riflettere per darsi la possibilità di cambiare direzione. Se invito una persona a fermarsi a riflettere ciò contiene in sé già un giudizio negativo verso chi, secondo me, non sa riflettere. E’ un’offesa. Invece se invito a fermarsi e riflettere do per scontato che la persona sappia farlo e non è più un’offesa ma un invito a costruire. Osservo che il verbo più utilizzato sia il verbo “rimuginare”, rivoltare e rigirare per rimanere sempre allo stesso punto, nella staticità, mentre l’esercizio della riflessione è un movimento costruttivo che inizia da un punto per arrivare ad un altro: è dinamicità del pensiero.

Riflettere inizia con un movimento all’indietro: posare lo sguardo su ciò che è accaduto e cercare, se è il caso, di aggiustare, di sarcire, ciò che si è strappato anche a causa delle nostre scelte errate. Ci avevano allenati all’esame di coscienza che si è volatilizzato. La domanda in sé in merito all’analisi del proprio comportamento era eccessivamente impegnativa: iniziava con l’interrogarci e ci veniva chiesto di essere onesti con noi stessi e corretti con gli altri per la costruzione del bene comune. Sarà per questa ragione che non ha avuto molto successo? Tutto finito e l’esame di coscienza non sostituito. Tempi fa iniziai con l’esame delle azioni e lasciai in pace la coscienza. Le azioni avevano la loro radice e il loro obiettivo da raggiungere e quei due punti invisibili e distanti dovevano coincidere con i quattro punti cardinali che avevo stabilito per me: coerenza, correttezza, lealtà, solidarietà. Veramente impegnativi e faticosi. Voltavo lo sguardo e passavo all’esame l’azione sotto le quattro lenti d’ingrandimento e se non coincidevano, aggiustavo, sarcivo per rimanere in equilibro, sempre precario ma in equilibrio, tra il mio pensare e il mio agire. Quando osservavo le persone che coltivavano la pretesa di avere ragione sapevo che andavano nella direzione errata, quella della distruzione della relazione perché arrestavano il confronto ancora prima di avviarlo e il loro pensiero pretendeva di stabilire verità mentre il mio, follemente, quello di ristabilire il vero, ciò che è e questo dopo la valutazione dei risultati conseguiti dall’azione e sono fatti e non parole vuote ma fatti, ossia parole piene. Mai staccarsi giustificazioni e neanche fornirsi di attenuanti perché rimarremmo immobilizzati sul nostro punto, impegnati a mantenere il punto, perdendo la partita. Fermarsi e riflettere per muoversi, e andare avanti per costruire il bene comune, ossia il bene per sé e per gli altri. Niente di più. Tenacemente.

9 commenti su questo articolo:

  1. Accia scrive:

    La mia nonna siciliana diceva sempre: per pensare, bisogna sapersi annoiare graziosamente

    • Ornella Papitto scrive:

      Il concetto di noia, anche per Domenico De Masi, nel suo libro “Una semplice rivoluzione” è un concetto costruttivo e non distruttivo come ci ha insegnato a fare, buttandosi fuori strada, la cultura calvinista.
      Viva il pensiero della saggia nonna.
      :-)

  2. Rita scrive:

    Il tempo per pensare è prezioso bello, ma una volta veniva considerato tempo perso.

    • Ornella Papitto scrive:

      Vero Rita ma noi, se vogliamo continuare a spingere tutti nella direzione di essere belle teste pensanti, dobbiamo rimettere al centro, o all’apice, della nostra quotidianità, la riflessione.
      Troppe persone “cime di rapa” che non riflettono abbastanza. Le nostre azioni sono sempre suggerite dalle nostre riflessioni.

  3. Silvana scrive:

    Purtroppo la cultura del capitalismo americano ha formato tanti “chi si ferma è perduto” ed invece chi si ferma riflette….per riprendere una corsa che sarebbe sempre meglio ,però, rallentare,

    • Ornella Papitto scrive:

      Vero Silvana e la mistificazione delle parole oppure la traduzione, ha confuso il verbo fermarsi e loro lo hanno inteso e ancora lo intendono per “bloccarsi”.
      Certo, hanno perfettamente ragione che si blocca è perduto ma non certamente chi si ferma e riflette perché salva sempre sé stesso salvando anche gli altri dalla mistificazione.

  4. Simona scrive:

    Nel suo libro “elogio della lentezza” il professore e ricercatore di neuroscienze Lamberto Maffei invita a riscoprire i vantaggi di una civiltà dedita alla riflessione ed al pensiero lento, una definizione quest’ultima che a me piace molto

    • Ornella Papitto scrive:

      Grazie Simona perché mi consenti di aggiungere un pensiero formatosi proprio adesso, di mattina presto, dove ho collocato il mio spazio di riflessione e per riflettere non bisogna cercare il tempo ma crearsi uno spazio nel tempo.
      Se non creiamo lo spazio dentro di noi stiamo solo sprecando il nostro tempo.
      Grazie infinite

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