Gente di qualità

3 gennaio 2020 di: Ricerca Iconografica e testo di Maria Chiara Di Trapani

La fotografa Zanele Muholi, nasce nel 1972 a Durban, Sud Africa. Vive e lavora a Johannesburg. Si autodefinisce attivista visiva. La sua ricerca fotografica è il naturale proseguimento del suo essere da sempre in prima linea nella difesa della comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e intersessuale (LGBTI) in Sud Africa e oltre. Prima di diventare una fotografa è cofondatrice del Forum per l’empowerment delle donne (FEW) nel 2002.
Con il suo obiettivo Zanele Muholi, sfida rappresentazioni etero-patriarcali, ritraendo se stessa e i protagonisti che pone davanti l’obiettivo per superare preconcetti oltre devianza e vittimismo, annullare il cliché della donna nera colta dal punto di vista dell’eterosessualità predominante, scegliendo di mostrare scene intime e quotidiane delle vite di lesbiche nere, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali. 

I protagonisti delle sue immagini appaiono sicuri e gioiosi, coraggiosamente sorridenti di fronte a pregiudizi, intolleranza e, spesso, violenza.
Nei suoi intensi autoritratti, interpreta personaggi e archetipi, utilizzando parrucche e creando costumi con oggetti di uso quotidiano, come mollette per i panni, pagliette di metallo per pulire le pentole, cannucce per bibite, grucce per abiti etc..
Nelle sue serie fotografiche a volte usa il trucco per accentuare i propri lineamenti ed esaltare così la sua identità. Dalle stampe in bianco e nero fortemente contrastate la si vede emergere come una figura ancestrale simbolo di forza e femminilità.
Le fotografie di Zanele Muholi sono strumento di affermazione di sé e di tutte le vittime di discriminazione. Il messaggio implicito dietro ogni scatto è chiarito dalla stessa artista: “Tu sei importante. Nessuno ha il diritto di danneggiarti per la tua razza, per il modo in cui esprimi il tuo genere, o per la tua sessualità, perché prima di tutto tu sei”.

I suoi autoritratti sono stati tra le opere protagoniste della 58°biennale esposizione internazionale d’arte di Venezia, May you live in interesting times (2019) e la prossima primavera la Tate Modern di Londra ospiterà la sua prima grande personale.
Tra i suoi lavori:  «
You live as a black person for 365 days», *Faces and Phases (2006-11)-oltre 200 ritratti di donne della comunità lesbica sud africana-
e il pluripremiato documentario *Difficult Love* (2010) sono espressione di una pratica femminista post-coloniale capace di rappresentare la società post-apartheid e le sue contraddizioni.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement