Il virus del nord

26 febbraio 2020 di: Rita Annaloro

Eccoci qua, tutti rinchiusi in casa come carcerati, senza altro diversivo che leggere, scrivere e ricevere pochi amici scelti, e non per paura, ma per costrizione. Si decide di proteggerci impedendoci di vivere: Carnevale cancellato, scuole, musei, cinema, teatri, palestre chiuse, al Nord, per una settimana, se va bene. Poi si vedrà se il contagio continua. Continueranno le morti, di certo, perché anche i recenti decessi probabilmente si sarebbero verificati comunque , trattandosi di anziani che avrebbero retto a fatica qualsiasi virus e quindi c’è da aspettarsene altri, che naturalmente verranno addebitati al virus cinese. “tutta colpa dei cinesi che non hanno dato l’allarme in tempo” già circola, le varie attività degli orientali languono , gli imprenditori si lamentano e già sono pronti a reclamare aiuti speciali, come sempre.

Lo schema mediatico continua: allarme, panico, misure eccezionali, richiesta d’aiuti. E naturalmente tutto all’improvviso, come gli attacchi allo spray al peperoncino in Piazza San Carlo o in discoteca, o le inondazioni, e poi la siccità. Ma perché dobbiamo soggiacere a questa spirale di terrore? Perché abbiamo paura di opporci  a questa manipolazione di massa che, in nome della sicurezza, ci chiude in un pollaio? Nelle piazze del mercato non si parla d’altro, la gente si guarda con sospetto, si sfoga con vignette ridicole perché  altro non può fare, stare a casa al sicuro non è una scelta, è un obbligo. Gira in rete un “decalogo contro la paura” del poeta e documentarista Franco Armino che raccomanda il contatto con la natura e la solitudine meditativa come rimedio. Sconsiglia i viaggi, oltre ai centri commerciali, questo “dottore” del terrore. Ma fra i tanti consigli possibile che nessuno dica di evitare il contatto con l’asfalto dove ,ahimè ancora,  i veri maschi sputano e i cagnolini ca mminano? E se i cagnolini sono immuni al virus, allora è fatta; non c’è bisogno né di tavole rotonde né di quarantene.

Qualche settimana fa si criticava il “regime comunista” per le misure drastiche adottate, giudicate poco rispettose dei diritti umani. E i nostri diritti? Sarà mio diritto decidere il livello di paura da sopportare? Se voglio rischiare di infettarmi al cinema, in piscina o al bar. I bar, tra l’altro, dovranno chiudere alle 18, forse perché il virus è più attivo nel tardo pomeriggio, o per evitare che i giovani si radunino per l’aperitivo. Ma se l’alcool disinfetta, forse non bastava consigliare ai baristi una pulizia attenta del locale? Che poi gli anziani, i più vulnerabili, al bar vanno la mattina, in genere. Certo se ne morisse una buona quantità avremmo anche qualche pensione in meno da pagare, così come qualcuno si è fregato le mani pensando alle possibilità di contagio in Africa, chissà che un problema non risolva l’altro, per così dire.

Ma si può andare avanti così, da un’elezione all’altra?

8 commenti su questo articolo:

  1. Cristina Aiuti scrive:

    Divertente ed ottimo modo di vedere la realtà ! Ma quale sarà la verità.?

  2. Clara scrive:

    Circolano nel web numerosi video e vignette che trattano l’argomento con molta ironia, strappano un sorriso in questa atmosfera di ansia se non di terrore. C’è bisogno anche di questo e ha fatto bene Rita Annaloro nel suo articolo ad affrontare con questo taglio il problema.

  3. silvia scrive:

    Dov’è la verità? Difficile dirlo. Adesso i media, dopo giorni di martellante allarmismo, tentano una timida marcia in dietro. Le strutture sanitarie sotto pressione rischiano il collasso e si intravvedono già gravi perdite anche sul piano economico. Siamo liberi di decidere del nostro comportamento? Se in famiglia abbiamo dei parenti immunodepressi è normale prendere qualche precauzione in più. C’è quasi da sorridere, ci stanno insegnando a lavarci le mani…credevo che fosse già una pratica comune! In ogni caso, se le amministrazioni comunali impareranno che anche i mezzi pubblici vanno di tanto in tanto “sanificati”, avremo fatto un altro piccolo passo di civiltà in avanti

  4. Anna scrive:

    Tra poco più di un mese dalle grandi città universitarie come Milano, Padova e Bologna, gli studenti fuori sede torneranno a casa per le feste pasquali, ci sarà quindi un grande movimento di massa verso ogni regione d’Italia….. chissà se ci hanno già pensato i nostri politici

  5. Gemma scrive:

    Durante una cerimonia di apertura della quaresima il parroco si è meravigliato della massiccia presenza di fedeli in chiesa. Ha ricordato le più elementari norme igieniche, invitando i presenti a proteggersi con un fazzoletto in caso di starnuti o tosse, di evitare di stringersi la mano nello scambiarsi un segno di pace (basta un cenno con la testa) e di ricevere la comunione sulle mani e non direttamente in bocca per evitare che il sacerdote, toccando le labbra, porti eventuali virus da un fedele all’altro. Mi sembra che tutti i recenti accadimenti ci stiano riconducendo a un rispetto di elementari misure igieniche che, forse, nel tempo, avevamo dimenticato o non considerato. Diciamolo…non ci siamo mai lavati le mani come lo facciamo ora…

  6. adriana scrive:

    Qualcuno ha definito il covi-19: arma di “distrazione” di massa. Non dobbiamo distrarci, continuiamo a stare all’erta, aggiorniamoci, preveniamo, comunichiamo, interagiamo positivamente fra di noi. Siamo tutti nella stessa barca: che scatti tra di noi una “sana” solidarietà nel rispetto di se stessi e degli altri…il virus non fa distinzione di etnie, di età, di patologie, di ricchezza e di povertà: è molto democratico…

  7. rita scrive:

    sarà democratico il virus, ma selettivo: curioso che abbia “saltato ” il continente indiano nella sua strada orientale, per poi
    riversarsi massicciamente in Iran, altro “stato canaglia”. Mah!….

  8. Lorenza villa scrive:

    Liberissime tutte di infettarvi se volete condurre la vita di prima, ma attenzione prendetevi la responsabilitá di contagiarvi l una con l’altra ,se toccherá anche a voi di perdere l’amica del cuore, come accade qui da me in lombardia.

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