The sound of silence

6 aprile 2020 di: Silvia Romanese

Roma, le mie finestre si affacciano su una strada privata, già solitamente poco frequentata: auto parcheggiate, qualche passante. Da quasi 60 anni abito nella stessa casa e quindi stesso panorama.

La via si anima al mattino quando viene attraversata nei due sensi dai ragazzi che frequentano la vicina scuola media e dai bambini per mano ai genitori che sono diretti invece alla scuola elementare di quartiere. Stessa animazione, forse ancora più rumorosa, all’uscita: voci, richiami, risate, compagni che scherzano e si rincorrono zaini in spalla. Poi torna la quiete.

Da settimane ormai questi suoni sono cessati, i rumori che scandivano le ore della giornata e facevano da sottofondo al quotidiano si sono improvvisamente interrotti ed hanno lasciato spazio ad un silenzio insolito, irreale. Di tanto in tanto mi arriva ancora il rumore degli autobus che arrancano su per la salita della strada che scorre oltre i palazzi di fronte. A cadenza regolare nelle ore notturne passano ancora i camion della raccolta rifiuti, con il rumore secco e metallico dei cassonetti sollevati, capovolti per sversare il contenuto e quindi rimessi a terra.

Il tempo e lo spazio si sono dilatati: questo vuoto, questo silenzio sorprende e spaventa.

È lo strano, improvviso silenzio che percepiamo solo quando la città si risveglia coperta da una coltre di neve, evento piuttosto raro a Roma, e tutto appare sospeso, immobile, rarefatto. Ma apro le finestre e no, non è inverno, non fa freddo, anzi un’aria mite e tiepida mi ricorda che è primavera. Il sole entra nelle stanze e sembra volermi rassicurare: andrà tutto bene. È vero, il sole torna sempre a sorgere qualunque cosa accada ed anche dopo la notte più buia spunta l’aurora.

Ma l’animo è inquieto, non riesce a rallegrarsi: tornano in mente i prati cittadini che in questo periodo si coprono di margheritine, ma i parchi sono chiusi e non ci si può concedere nemmeno una passeggiata nel verde.

La primavera è la stagione delle promesse, dei programmi, dei progetti, il preludio dell’estate. Dove andremo in vacanza quest’anno: mare o montagna? Quel viaggio all’estero da tempo programmato, quella città che si desidera visitare…

E’ tornata anche l’ora legale: il piacere di star fuori più a lungo, l’aperitivo prima di cena…

Appuntamenti, incontri, pensieri normali fino all’altro ieri.

Non potendo uscire mi sono sorpresa a guardare più spesso in alto, verso il cielo, forse un bisogno di spazi aperti, un anelito di libertà. Sono giornate serene queste, incrocio con lo sguardo il volo dei gabbiani ed i pappagallini verdi che si rincorrono striduli e chiassosi da un albero all’altro.

Di tanto in tanto in tanto mi raggiunge l’eco del suono delle campane della chiesa di quartiere. Anche le chiese sono chiuse, non si celebrano più funzioni religiose, ma le campane suonano ancora, almeno quelle, forse nel tentativo di mantenere una coesione nella comunità dei credenti.

Il silenzio…chi lo avrebbe mai detto? Non eravamo preparati ad una Roma ridotta al silenzio. Il silenzio di una città, di una nazione…

Ed in questo silenzio si trattiene quasi il respiro pensando a chi ora sta lottando, a chi ora sta combattendo contro il tempo, a chi è in prima linea, stanco, esausto e forse non ha nemmeno il tempo di accorgersi che fuori…è primavera.

14 commenti su questo articolo:

  1. gemma scrive:

    Dobbiamo cambiare il punto di vista…cominciare a guardare il mondo che ci circonda da un’altra prospettiva…solo così riusciremo a capire che il mondo che abitiamo è lo stesso di prima ma che dobbiamo imparare a guardarlo anche in modo diverso, considerando che le variabili sono davvero tante e spesso imprevedibili e non possiamo più pensare, ammesso e non concesso che lo facessimo, di avere sempre la situazione sotto controllo. Questa nuova esperienza ce lo sta insegnando, nostro malgrado…MP8

  2. Luca scrive:

    Ho trovato molto convincente questa descrizione delle nostre città “sospese”. Il silenzio è un elemento cui ci siamo disabituati, all’interno delle nostre vite frenetiche e affollate, e penso che ci possa far bene riscoprirlo in questo periodo di quaratena. Il silenzio, insieme all’isolamento, richiama meditazione, riflessione e ascolto interiore, tutte attività che il più delle volte non abbiamo il tempo (e la voglia) di affrontare. D’altra parte, è paradossale che abbiamo finito per definire questo silenzio “irreale”, quando invece è una realtà tanto quanto il rumore, anzi la condizione essenziale perché esso esista. Buon silenzio a tutti, allora! Luca da Roma

  3. Clara scrive:

    Prima che accadesse tutto quello che sta accadendo, il silenzio lo cercavamo per rinfrancarci dalle giornate rumorose della nostra quotidianità, adesso ci fa paura sia quello della luce sia quello dell’oscurità. Ma di più ci fa paura quello del giorno, quando apriamo le finestre per arieggiare le stanze e incontriamo la solitudine delle strade o delle piazze, che riusciamo a vedere dalla nostra prospettiva e sappiamo che in tutta la città, in cui abitiamo, altre persone incontrano questa solitudine. Qualcuno dice che i monumenti, le strade, le piazze, i ponti, i giardini sono più belli senza di noi. Non lo so, non posso accettarlo. Io penso di aver bisogno di loro e forse anche loro hanno bisogno di noi.

  4. margherita scrive:

    restare chiusi in casa non è facile…l’autrice dell’articolo fa tenerezza…la immagino mentre scrive e descrive questo momento con leggerezza, con gli occhi sognanti di una persona immersa in un mondo irreale, sospesa come in un sogno tra realtà e fantasia…basta però accendere la televisione o connettersi in Internet o ascoltare la radio per svegliarsi…ogni volta è una doccia fredda nel tepore dei nostri focolari domestici…e infatti la sensibilissima autrice conclude il poetico articolo pensando alla realtà fatta di contagi, sofferenza, lotta per la sopravvivenza…

  5. Lina scrive:

    Questo articolo apparentemente “leggero” offre spunti interessanti su cui riflettere e come guardare da un’altra prospettiva il mondo e anche le soluzioni … Non si dovrà fare l’errore di riproporre la politica e l’economia che ci ha portato a tutto questo…dovremo sicuramente cambiare tutte le nostre abitudini, sia quelle del cittadino, sia le pratiche politiche ed economiche che ci hanno governato fino a questo momento

  6. Rosita scrive:

    Non bisogna sentirsi soli in questo momento perché il silenzio ci accomuna: ogni volta che stiamo in silenzio dobbiamo pensare a tutti quelli che stanno in silenzio e ascoltano una Natura diversa, una realtà diversa. Partiamo dal presupposto che tutto quello che è successo farà cambiare la Natura, che cambierà, non sarà più la stessa come non saremo più anche noi gli stessi. Tutto quello che è successo in Lombardia con le sue polveri sottili che ha imbrigliato questo virus bastardo, e l’ha fatto propagare e dilagare tra la gente …saremo tutti più forti, forse, ma ricominceremo…che dobbiamo fare? Andare avanti, sempre….

  7. Italia scrive:

    Ho vissuto vent’anni a Roma e ora vivo in un paese del Viterbese. Sono scappata via dalla città più bella del mondo perché invivibile, non avevo più una vita, costretta a fare tutto di corsa. Ora, nella strada in cui vivo gli unici suoni sono l’abbaiare dei cani e il cinguettio degli uccelli…. Eppure il silenzio di questi giorni è diverso, non dispensa armonia, gioia e serenità ma morte. Non so quando ritorneremo a sentire i suoni del nostro quotidiano… Nel frattempo riflettiamo seriamente per migliorare le nostre vite. Io sono già fortunata e vivo la quiete come normalità, non vedo l’ora di poter tornare alle passeggiate in macchina, fermarsi a salutare un amico e nessuno usa il clacson perché impaziente….Aspettiamo che finiscano i saluti e ripartiamo!!! Auguro a tutti una vita quiete!

  8. Serena scrive:

    Mi sono subito soffermata sul titolo che Silvia ha scelto per la sua tenera narrazione: “The sound of silence”, titolo di una famosa canzone del 1964 di Simon & Garfunkel che oggi torna con la sua portata profetica a farci riflettere sul silenzio, raccontandolo come “un gioco di luci ed ombre”, in un mondo incapace di comunicare, in una” babele dove regna incontrastata l’incomunicabilità, dove il chiacchiericcio si trasforma in un vuoto esistenziale”. Ed ecco, allora, farsi avanti il suono del silenzio come strumento prezioso per entrare in contatto non soltanto con le proprie illusioni e con le proprie emozioni ma anche con il mondo esterno. Buon silenzio e buona quiete a tutti!

  9. Ada scrive:

    È vero c’è un silenzio irreale e non solo …io che cammino la mattina dalle sette alle otto per motivi di salute, ho anche modo di “vedere” le strade, di solito affollate e rumorose, vuote. E anche i nostri stati d’animo oscillano tra la speranza che tutto questo ci renda migliori e l’incertezza per l’attuale ed il futuro.

  10. Chiara scrive:

    “Il Silenzio è tutto ciò che temiamo.
    C’è riscatto in una Voce
    ma il Silenzio è Infinità.
    In sé non ha un volto.” (Emily Dickinson)

  11. Vittoria scrive:

    Spesso, in questi giorni,mi ronza in testa la canzone di Battiato
    “… strani giorni… viviamo strani giorni”… già,strani giorni, sospesi, a tratti sorprendenti,a tratti noiosi..giorni con picchi spaventosi di umore,di risate grasse e di lacrime facili…poi,poi…ti fermi a riflettere,getti via il cellulare pieno di video e messaggi da vedere e/o commentare e prendi tutto il tempo che hai a disposizione per riflettere intimamente su quanto si possa essere impotenti … bisogna cambiare prospettiva,essere propositivi e fattivi,darci il diritto/dovere di essere ottimisti, già solo nel pensare di poterci intimamente migliorare e regalare ottimismo e positività in chi ci sta vicino e in chi si aspetta da te che tu lo faccia…e allora pensi che ci sono esseri umani eroi che si prodigano per gli altri senza risparmiarsi..e che tu possa spendere il tuo tempo nel dare,nel tuo piccolo universo, un po’di luce,di buonumore,di ottimismo,di umorismo…e così il giorno prende un altro sapore,un altro odore,un altro… colore…

  12. Gilda scrive:

    Grazie Silvia per questa descrizione così profonda e tenera.Dal canto mio ti dico che per anni ho praticato uno sport orientale e ho avuto la fortuna di ammirare i Maestri giapponesi nel loro modo di concentrarsi nel silenzio più assoluto.Per me il concetto di”silenzio”equivale a percepire la propria anima in contatto con Dio.E’ questo,quello che manca nella società di oggi.Le circostanze di questi giorni,così avverse,ci stanno portando a scoprire la parte più intima di noi stessi,quella che abbiamo soffocato e sepolta per troppo tempo dando spazio ad una serie di valori”SURROGATI”della felicità.
    Spero che questa esperienza possa farci riflettere tutti,sulle priorità della vita.Solo così potremo assicurarci un futuro migliore.

  13. Andrea scrive:

    Alle dieci di sera, quando le corse dei bus sono ridotte e i pappagalli sono tornati nei loro nidi, il silenzio è ancora più profondo. La cena è finita, le stoviglie sono state lavate ed è cessato il baccano dei piatti che cozzano tra di loro. Dalla finestra, in lontananza, sembra quasi di sentire il suono delle cicale ma è solo una sensazione. C’è solo il silenzio di una città che speriamo torni presto a cantare.

  14. Daniela scrive:

    Silvia
    non ti conosco ma mi sono commossa alle tue parole:
    “La via si anima al mattino quando viene attraversata nei due sensi dai ragazzi che frequentano la vicina scuola media…… Stessa animazione, forse ancora più rumorosa, all’uscita: voci, richiami, risate, compagni che scherzano e si rincorrono zaini in spalla.”
    Io quei bambini e quei ragazzi li accolgo poi a scuola. La scuola di quartiere di cui parli. Spesso mi trovo a riprenderli per i loro schiamazzi giovanli che animano le strade circostanti la scuola e di cui veniamo spesso ripresi dagli abitanti che vorrebbero un po di “normalità”.Una volta arrivati a scuola animano i corridoi, le aule i laboratori, le palestre. Spesso mi sono trovata a chiedergli di fare silenzi nel rispetto di tutti, per concentrarsi, per poter imparare. Ora mi chiedo dove sono quei rumori? ritorneranno come prima? o usciti da questo periodo la normalità non sarà piu neanche quelle voci felici che animano la nosta quotidianità?
    Riflessioni come la tua ed i commenti che ho letto mi aiutano a pensare ed ad affrontare con serenità anche il silenzi, necessa, come dice Luca “è una realtà tanto quanto il rumore, anzi la condizione essenziale perché esso esista. Buon silenzio a tutti, allora! ”
    Maquelle strade e quei corridori pieni di rumore e schiamazzi mi mancano.
    Un saluto a tutti Daniela

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